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edilizia in allarme?

Mutui, caro vita e conseguenze: edilizia in allarme?

Siamo sempre sensibili alle notizie di mercato che riguardano l’ambito economico; infatti, negli scorsi numeri abbiamo anche parlato di inflazione e carovita, in questo articolo invece ci concentreremo sui mutui.

Partiamo da qualche dato: Il primo semestre del 2023 ha visto la BCE continuare ad aumentare i tassi dei mutui, e se pensiamo che solamente nel 2022 i tassi di interesse erano ai minimi storici, allo stato attuale comprendiamo più facilmente quanto tutto questo sta incidendo sull’attuale economia italiana.

 Ricordiamo che la manovra di aumento sui tassi di interesse dei mutui è solamente una parte di un progetto ben più ampio adottato della BCE e che mira a far rientrare l’inflazione nell’obiettivo dichiarato del 2%. È logico comunque presumere che questo aumento dei tassi inciderà su determinati settori, tra cui quello edile.

Proviamo a comprender meglio: allo stato attuale I tassi fissi sono più vantaggiosi dei mutui a tassi variabili. Questo innanzitutto su cosa incide? Nella tipologia di domanda sui mutui attualmente il 90 % dei mutui che vengono stipulati sono a tasso fisso. Rispetto al passato o allo scorso anno le richieste di mutui a tasso variabile sono dimezzate.

Questo è giustificato anche da una situazione atipica che si è venuta a creare. Ovvero, oltre al fatto che attualmente i tassi fissi costano meno dei tassi variabili (solitamente è il contrario), ulteriormente i mutui a tasso fisso hanno un interesse che diminuisce con l’aumentare della durata.

Questo è simile al fenomeno dell’inversione termica ovvero quel fenomeno che si ritrova quando più si sale in alta quota e anziché trovare aria fredda si trova aria più calda, questo sui tassi dei mutui avviene perché il mercato dei capitali non crede che tassi così alti siano destinati a rimanere tali per così tanto tempo, e quindi l’eurirs, ovvero il parametro di riferimento sui tassi fissi ha un valore massimo a un anno dalla stipula del mutuo, ma poi decresce con l’aumentare della durata.

Quindi la richiesta sempre maggiore di mutui a tasso fisso è assolutamente giustificata, prendiamo per esempio una famiglia che chiede un mutuo al limite delle proprie possibilità, la scelta di un tasso fisso è assolutamente logica e necessaria in quanto questo le permette di evitare che il costo della rata diventi insostenibile nel prossimo futuro.

Quindi scegliere un mutuo a tasso fisso diventa una scelta quasi obbligata, questo però incide sulla tipologia di cliente che accede al mutuo. Perché è vero, i tassi variabili sui mutui sono aumentati, ma anche quelli a tasso fisso in relazione non sono diminuiti. Ed essendo più conveniente la scelta che fino a poco tempo fa era quella più costosa, questo ha contribuito a variare di molto la tipologia di richiedente.

I dati che i quotidiani economici e finanziari ci trasmettono ci fanno comprendere che, attualmente la richiesta di stipulare i mutui viene fatta in prevalenza per la prima casa, è diminuita quindi la richiesta dei mutui sulle seconde case. Inoltre, il dato più significativo è che rispetto al 2022 il reddito medio dei richiedenti di un mutuo è cresciuto di quasi 450,00€. Sulla platea attuale dei mutui concessi nel 2023, il 43% delle domande vengono effettuate da chi percepisce un reddito mensile sopra i 2.000,00 €.

Nel 2022 i richiedenti mutuo con queste caratteristiche di reddito rappresentavano solamente il 30%. È aumentato il benestare medio delle famiglie? Assolutamente no, semplicemente i mutui e quindi l’acquisto di una casa, sono diventati meno accessibili, ma prerogativa delle famiglie più abbienti.

Chi ha una disponibilità economia più limitata quindi sta attendendo che i tassi diminuiscano, questo si traduce quindi in una minore domanda di acquisto di una casa. Quando cominceranno a scendere i tassi? Questa è una vera e propria scommessa, le previsioni parlano di lievi rialzi fino alla fine del 2023, quindi per vedere le prime riduzioni dovremo attendere il secondo trimestre del 2024.

Logicamente non dimentichiamo che le previsioni sono previsioni, e non c’è molta differenza tra prevedere il meteo del fine settimana e la diminuzione dei tassi sui mutui

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